In genere, conosciamo assai poco la maggior parte delle idee
che liquidiamo come sciocche, inutili o pericolose. In realtà, un punto di
vista diverso è di per sé un valore, e cercare di comprenderlo si può rivelare
un arricchimento. Se ci interessa procedere in direzione della verità - meta peraltro
irraggiungibile - è utile prendere in esame idee diverse da quelle cui siamo
affezionati, tenendo presente che affrontare uno stato di confusione iniziale è
spesso il presupposto necessario per avere idee più chiare in seguito.
Bisognerebbe anche essere consapevoli del fatto che l’ipotesi giusta in questo
momento, tra non molto sarà facilmente sostituita da un’altra (forse) più
adatta. Se ci sforziamo di guardare con una certa distanza emotiva alla storia
degli esseri umani e alla nostra vita personale, scopriamo come non esistano
risposte definitive e assolute ai problemi ma soltanto domande sempre uguali e
soluzioni temporanee. Abbiamo tutti un bisogno urgente di acquisire nuovi mezzi
per interpretare con una creatività più felice la vita su questa terra, perché,
come diceva Maslow: “Se l’unico strumento
che hai è un martello, finirai per vedere solo chiodi”.
sabato 28 luglio 2018
lunedì 2 luglio 2018
Trogloditi esemplari
Non ci possono
essere dialogo, confronto costruttivo, futuro più umano se mancano la capacità
di gestire le proprie emozioni e il rispetto dell'altro. È un concetto
applicabile a ogni ambito della vita: personale, professionale e politico. Se
ci interessa dare un piccolo ma importante contributo alla costruzione di un mondo
migliore, dovremmo attribuire un valore notevolmente più elevato a qualità come
controllo di sé, educazione e - la sparo grossa - gentilezza. Nella scelta dei nostri
rappresentanti, ad esempio, sarebbe una buona idea cominciare a considerare
incivile e inadatto chi non permette all’interlocutore di esprimere le sue
idee, così come giudichiamo esecrabili i molestatori e i violenti. Lo stesso vale
per chiunque occupi qualsiasi posizione di responsabilità. Sbraitare per
coprire la voce dell’altro, ricorrere al sarcasmo, alla denigrazione, all'insulto
non sono soltanto i modi più comuni per supplire alla mancanza di
argomentazioni o all’incapacità di esprimerle, ma anche quelli più veloci per
far sì che il famigerato cittadino medio - di ogni età, sesso e ceto sociale -
si senta autorizzato a usare l’aggressività invece che il ragionamento. E
questo fenomeno, in effetti, si sta diffondendo sempre più spesso, sui social e
nella vita quotidiana. Forse, tollerando ed emulando modi da trogloditi,
scambiando l’inciviltà per forza, costruiamo semplicemente il mondo che ci
meritiamo.
sabato 9 giugno 2018
Condividiamo la follia?
Accettare in modo acritico
le leggi economiche dettate dal dio Mercato - il denaro è misura di tutte le
cose, il profitto è un valore assoluto, possesso e consumo sono le massime
gratificazioni possibili - perché ritenute ineluttabili, fa sì che ricchezza e
potere continuino a concentrarsi sempre più nelle mani di pochi e che si
moltiplichi, anche nei cosiddetti “paesi sviluppati”, il numero di persone
povere e senza speranza. Molti di noi possono non sentirsi coinvolti in modo
diretto in questo processo, tuttavia, esiste un effetto collaterale del
liberismo esasperato che, egoisticamente, dovrebbe preoccuparci tutti.
Difendere quella che, in realtà, è soltanto la versione moderna di una feroce
legge ancestrale - il predominio del più forte – continua a diffondere e
rafforzare una realtà amorale, ingiusta e di basso livello umano. Questa
condizione avvelena oggi la vita di ognuno di noi - aumentando paure,
intolleranze e conflitti - e la renderà ancora più miserabile per le nuove
generazioni, a prescindere dal reddito. In fondo, c’è un’analogia con il rozzo
e demenziale schema di pensiero che s’impone negli USA, alimentato dalla lobby
delle armi e dal mito del selvaggio west. Poiché pazzi e criminali sono armati,
per difendersi dalle stragi che avvengono con regolarità in scuole, luoghi di
culto e spazi pubblici anche insegnanti, preti, fedeli e cittadini tutti, dovrebbero
esserlo. Come (non) ci hanno insegnato le dittature, uniformarsi ai modelli
dominanti non rende necessariamente più felici, non è sempre indice di salute
mentale e, spesso, non è un bene neppure per la collettività. Forse, per cominciare a costruire un futuro da umani più evoluti, sarebbe
ora di ammettere che, molte volte, pensieri e stili di vita comuni sono soprattutto
follie condivise.
lunedì 28 maggio 2018
Quel che non ha rimedio…
Il cervello umano
è strutturato per consentirci di creare una realtà coerente e fare previsioni.
In effetti, non solo reagiamo agli eventi, agendo in conseguenza di ciò che è
già accaduto, ma siamo in grado di prevederli con largo anticipo. Queste
utilissime capacità fanno sì che ognuno di noi si costruisca una determinata
visione di sé, del mondo e, soprattutto, di come dovrebbero andare le
cose. Questo aspetto, però, spesso
comporta dei problemi. Avere un’immagine troppo precisa e delle idee rigide
rispetto a ciò che siamo e alle regole che governano la vita, se, da un lato,
ci fornisce sicurezza e ci rende più efficaci nell’agire, dall’altro ci espone
a frequenti momenti d’infelicità. Perlopiù, accade quando ci rendiamo conto che
le cose che controlliamo poco o nulla, sono infinitamente di più rispetto a
quelle che siamo in grado d’influenzare.
Il tempo, il traffico, l’economia, la politica, il lavoro, i condòmini, gli
amici e i famigliari dimostrano di essere, seppure in misura diversa,
impermeabili ai nostri comportamenti. Perciò, lamentarsi, arrabbiarsi,
deprimersi e, soprattutto, rimuginare sul perché le nostre aspettative – dai
banali contrattempi quotidiani ai grandi temi dell’esistenza – non siano
rispettate, non solo non cambia le situazioni, ma rappresenta un’enorme spreco
di energia e la maggiore fonte di sofferenza auto-generati. Ciò non significa
che non abbia senso impegnarsi o lottare per qualcosa, ma che è del tutto
normale che il resto dell’universo si muova seguendo le sue traiettorie senza
chiederci permesso. La flessibilità – che può anche derivare da equilibrio e
saggezza - implica soprattutto realismo. Questo concetto lo sintetizza molto
bene lady Macbeth – personaggio, per altri versi, da non prendere ad esempio -
quando afferma: “Quel che non ha rimedio non merita attenzione!”.
domenica 6 maggio 2018
Una galassia di relazioni
“Siamo come stelle unite dallo
stesso cielo” afferma un antico detto persiano. In realtà, plagiati da una
cultura che esalta egocentrismo, iper specializzazione, tecnocrazia, competitività
– tutti elementi che rafforzano la visione di una realtà arida e frammentata,
composta di entità isolate e in antagonismo tra loro - ci siamo quasi
dimenticati di questo fatto fondamentale: la nostra vita, dall’inizio alla
fine, non soltanto si basa su di una galassia di relazioni, ma è possibile
esclusivamente grazie a queste. Cominciamo il nostro viaggio nascendo da una
relazione. Durante il percorso, corpo e mente si formano e si trasformano di
continuo come conseguenza delle infinite forme di rapporto che stabiliamo – in
modo più o meno consapevole - con noi stessi, con gli altri e con l’ambiente
che ci circonda. Attraverso queste relazioni costruiamo la nostra identità e,
con le emozioni che ne sgorgano, coloriamo la nostra vita. Così, corpo,
emozioni e relazioni - indissolubilmente legati tra loro – contribuiscono a
comporre quelle “stelle” in continuo divenire che siamo. Sarebbe cosa buona,
allora, allargare lo sguardo e sforzarci di cogliere quello che ci unisce, per non
finire collassati in noi stessi come tanti “buchi neri”.
domenica 18 marzo 2018
Perché io valgo
Ci si lamenta (a
ragione) del fatto che troppo spesso i politici, invece di dedicarsi al
benessere collettivo, si concentrino essenzialmente sul tornaconto personale o
– se possiedono una vena di altruismo - del partito di appartenenza. D’altra
parte, l’egocentrismo non è un appannaggio esclusivo di questa categoria umana.
In molte cause di separazione è frequente che i coniugi usino i figli, invece
di preoccuparsi innanzitutto del loro benessere, per vendicarsi dell'altro o
per ottenere dei vantaggi di qualche tipo. Anche nel caso in cui professionisti
diversi si riuniscano per risolvere una questione complicata, ad esempio in
ambito medico, non è raro che s’impegnino di più per affermare ruolo e competenze
personali che per risolvere il problema del paziente. E che dire delle nostre tendenze
auto-lesioniste, quando - per orgoglio o soltanto per non cambiare - insistiamo
caparbiamente in condotte che comportano con evidenza costi ben superiori ai benefici.
Il filo comune che unisce tutti questi comportamenti è la rigidità dell’ego.
Quando siamo troppo arroccati sulle nostre posizioni, troppo sicuri delle
nostre idee, troppo concentrati sui nostri bisogni e diritti, non solo non
possiamo comunicare con gli altri, ma non facciamo bene neppure a noi stessi. La vita è un
costante divenire che si nutre di relazioni, e noi esistiamo soltanto grazie
alla continua interazione con l’ambiente che ci circonda. Per attenuare
conflitti e contrapposizioni – invece che glorificare egocentrismo e
specializzazione - abbiamo bisogno di sviluppare una più ampia visione
d’insieme, una cultura della complessità. D’altra parte, se esaltare
l’importanza individuale è una tendenza infantile e primitiva che appartiene a
ognuno di noi, viene da pensare che sia anche alimentata dal Potere: è molto
più facile gestire dei singoli che una comunità unita.
sabato 3 marzo 2018
Le idee intossicano di più
Gli esseri umani non si differenziano solo per l’anatomia
esterna, ma anche per quella degli organi interni. Cuori, fegati, intestini e
frattaglie varie, non sono del tutto uguali per forma e funzione, come non lo
sono nemmeno nei gemelli monovulari - che, peraltro, si differenziano per le
impronte digitali. Di certo, escluse le apparenze, la componente che ci
distingue di più gli uni dagli altri è quel chilo abbondante di materia
gelatinosa racchiuso dentro il nostro
cranio: il cervello. Al momento, sebbene quest’organo sia in gran parte
ancora misterioso, sappiamo che regola ogni attività organica e mentale,
conscia o involontaria. La sua struttura di base, infatti, è determinata da un
codice genetico comune che conferisce a tutti la capacità di respirare,
digerire, muoversi, pensare, parlare, creare.
La cosa meravigliosa del cervello umano – che peraltro mantiene molte
caratteristiche di specie animali assai più antiche della nostra – è la sua
notevole possibilità di modificarsi in seguito all’esperienza. Qualunque tipo
di stimolo – pensieri, emozioni, cibi, sostanze chimiche, posture e movimenti -
agisce sul cervello. Quanto più gli stimoli si ripetono uguali, tanto più i
cambiamenti si stabilizzano, trasformando il nostro modo di essere, sentire e
agire. Così, poiché siamo animali culturali e fondiamo su pensiero e
comunicazione l’evoluzione personale e sociale, se ci interessa vivere meglio
c’è qualcosa di ancora più importante che evitare il cibo-spazzatura: imparare
a riconoscere le idee-spazzatura.
mercoledì 14 febbraio 2018
M’incazzo o dimentico?
Sembra proprio che il sistema di vita globale faccia di
tutto per renderci sempre più fragili e nevrotici. Da una parte, ci umilia e
disumanizza convincendoci che il denaro sia misura di tutte le cose;
incrementando ingiustizia, disparità sociali e conflitti; favorendo l’ascesa a
tutti i livelli del potere di corrotti e mediocri; alimentando in modo
schizofrenico culto dell’individuo e paure collettive. Dall’altra ci spinge a
non tollerare nessuna forma di confronto o frustrazione: il disagio non è mai
accettabile, l’appagamento deve essere immediato. Il risultato è che i farmaci
più venduti sono antidolorifici, ansiolitici, antidepressivi, sonniferi. In
quest’operazione, l’attività assai lucrosa, delle multinazionali farmaceutiche
è gagliardamente spalleggiata da quella delle corporazioni che sfornano a getto
continuo costosi balocchi come balsami lenitivi, e dell’industria
dell’intrattenimento, che vorrebbe colonizzare la nostra mente ventiquattro ore
al giorno. Dolenti, rancorosi e
intossicati, siamo sballottati tra l’istinto di prendercela con qualcuno e il
desiderio di dimenticare ogni cosa.
Varrebbe la pena di riflettere sul fatto che se il mercato della droga
continua a prosperare è perché esiste una crescente domanda che alimenta una
straripante offerta. Se le cose stanno
così, forse, non siamo solo vittime di un sistema guasto, ma anche di noi
stessi.
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