Ci si lamenta (a
ragione) del fatto che troppo spesso i politici, invece di dedicarsi al
benessere collettivo, si concentrino essenzialmente sul tornaconto personale o
– se possiedono una vena di altruismo - del partito di appartenenza. D’altra
parte, l’egocentrismo non è un appannaggio esclusivo di questa categoria umana.
In molte cause di separazione è frequente che i coniugi usino i figli, invece
di preoccuparsi innanzitutto del loro benessere, per vendicarsi dell'altro o
per ottenere dei vantaggi di qualche tipo. Anche nel caso in cui professionisti
diversi si riuniscano per risolvere una questione complicata, ad esempio in
ambito medico, non è raro che s’impegnino di più per affermare ruolo e competenze
personali che per risolvere il problema del paziente. E che dire delle nostre tendenze
auto-lesioniste, quando - per orgoglio o soltanto per non cambiare - insistiamo
caparbiamente in condotte che comportano con evidenza costi ben superiori ai benefici.
Il filo comune che unisce tutti questi comportamenti è la rigidità dell’ego.
Quando siamo troppo arroccati sulle nostre posizioni, troppo sicuri delle
nostre idee, troppo concentrati sui nostri bisogni e diritti, non solo non
possiamo comunicare con gli altri, ma non facciamo bene neppure a noi stessi. La vita è un
costante divenire che si nutre di relazioni, e noi esistiamo soltanto grazie
alla continua interazione con l’ambiente che ci circonda. Per attenuare
conflitti e contrapposizioni – invece che glorificare egocentrismo e
specializzazione - abbiamo bisogno di sviluppare una più ampia visione
d’insieme, una cultura della complessità. D’altra parte, se esaltare
l’importanza individuale è una tendenza infantile e primitiva che appartiene a
ognuno di noi, viene da pensare che sia anche alimentata dal Potere: è molto
più facile gestire dei singoli che una comunità unita.
domenica 18 marzo 2018
sabato 3 marzo 2018
Le idee intossicano di più
Gli esseri umani non si differenziano solo per l’anatomia
esterna, ma anche per quella degli organi interni. Cuori, fegati, intestini e
frattaglie varie, non sono del tutto uguali per forma e funzione, come non lo
sono nemmeno nei gemelli monovulari - che, peraltro, si differenziano per le
impronte digitali. Di certo, escluse le apparenze, la componente che ci
distingue di più gli uni dagli altri è quel chilo abbondante di materia
gelatinosa racchiuso dentro il nostro
cranio: il cervello. Al momento, sebbene quest’organo sia in gran parte
ancora misterioso, sappiamo che regola ogni attività organica e mentale,
conscia o involontaria. La sua struttura di base, infatti, è determinata da un
codice genetico comune che conferisce a tutti la capacità di respirare,
digerire, muoversi, pensare, parlare, creare.
La cosa meravigliosa del cervello umano – che peraltro mantiene molte
caratteristiche di specie animali assai più antiche della nostra – è la sua
notevole possibilità di modificarsi in seguito all’esperienza. Qualunque tipo
di stimolo – pensieri, emozioni, cibi, sostanze chimiche, posture e movimenti -
agisce sul cervello. Quanto più gli stimoli si ripetono uguali, tanto più i
cambiamenti si stabilizzano, trasformando il nostro modo di essere, sentire e
agire. Così, poiché siamo animali culturali e fondiamo su pensiero e
comunicazione l’evoluzione personale e sociale, se ci interessa vivere meglio
c’è qualcosa di ancora più importante che evitare il cibo-spazzatura: imparare
a riconoscere le idee-spazzatura.
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