domenica 18 marzo 2018

Perché io valgo


Ci si lamenta (a ragione) del fatto che troppo spesso i politici, invece di dedicarsi al benessere collettivo, si concentrino essenzialmente sul tornaconto personale o – se possiedono una vena di altruismo - del partito di appartenenza. D’altra parte, l’egocentrismo non è un appannaggio esclusivo di questa categoria umana. In molte cause di separazione è frequente che i coniugi usino i figli, invece di preoccuparsi innanzitutto del loro benessere, per vendicarsi dell'altro o per ottenere dei vantaggi di qualche tipo. Anche nel caso in cui professionisti diversi si riuniscano per risolvere una questione complicata, ad esempio in ambito medico, non è raro che s’impegnino di più per affermare ruolo e competenze personali che per risolvere il problema del paziente. E che dire delle nostre tendenze auto-lesioniste, quando - per orgoglio o soltanto per non cambiare - insistiamo caparbiamente in condotte che comportano con evidenza costi ben superiori ai benefici. Il filo comune che unisce tutti questi comportamenti è la rigidità dell’ego. Quando siamo troppo arroccati sulle nostre posizioni, troppo sicuri delle nostre idee, troppo concentrati sui nostri bisogni e diritti, non solo non possiamo comunicare con gli altri, ma non facciamo  bene neppure a noi stessi. La vita è un costante divenire che si nutre di relazioni, e noi esistiamo soltanto grazie alla continua interazione con l’ambiente che ci circonda. Per attenuare conflitti e contrapposizioni – invece che glorificare egocentrismo e specializzazione - abbiamo bisogno di sviluppare una più ampia visione d’insieme, una cultura della complessità. D’altra parte, se esaltare l’importanza individuale è una tendenza infantile e primitiva che appartiene a ognuno di noi, viene da pensare che sia anche alimentata dal Potere: è molto più facile gestire dei singoli che una comunità unita.

sabato 3 marzo 2018

Le idee intossicano di più


Gli esseri umani non si differenziano solo per l’anatomia esterna, ma anche per quella degli organi interni. Cuori, fegati, intestini e frattaglie varie, non sono del tutto uguali per forma e funzione, come non lo sono nemmeno nei gemelli monovulari - che, peraltro, si differenziano per le impronte digitali. Di certo, escluse le apparenze, la componente che ci distingue di più gli uni dagli altri è quel chilo abbondante di materia gelatinosa racchiuso dentro il nostro  cranio: il cervello. Al momento, sebbene quest’organo sia in gran parte ancora misterioso, sappiamo che regola ogni attività organica e mentale, conscia o involontaria. La sua struttura di base, infatti, è determinata da un codice genetico comune che conferisce a tutti la capacità di respirare, digerire, muoversi, pensare, parlare, creare.  La cosa meravigliosa del cervello umano – che peraltro mantiene molte caratteristiche di specie animali assai più antiche della nostra – è la sua notevole possibilità di modificarsi in seguito all’esperienza. Qualunque tipo di stimolo – pensieri, emozioni, cibi, sostanze chimiche, posture e movimenti - agisce sul cervello. Quanto più gli stimoli si ripetono uguali, tanto più i cambiamenti si stabilizzano, trasformando il nostro modo di essere, sentire e agire. Così, poiché siamo animali culturali e fondiamo su pensiero e comunicazione l’evoluzione personale e sociale, se ci interessa vivere meglio c’è qualcosa di ancora più importante che evitare il cibo-spazzatura: imparare a riconoscere le idee-spazzatura.