lunedì 28 maggio 2018

Quel che non ha rimedio…


Il cervello umano è strutturato per consentirci di creare una realtà coerente e fare previsioni. In effetti, non solo reagiamo agli eventi, agendo in conseguenza di ciò che è già accaduto, ma siamo in grado di prevederli con largo anticipo. Queste utilissime capacità fanno sì che ognuno di noi si costruisca una determinata visione di sé, del mondo e, soprattutto, di come dovrebbero andare le cose.  Questo aspetto, però, spesso comporta dei problemi. Avere un’immagine troppo precisa e delle idee rigide rispetto a ciò che siamo e alle regole che governano la vita, se, da un lato, ci fornisce sicurezza e ci rende più efficaci nell’agire, dall’altro ci espone a frequenti momenti d’infelicità. Perlopiù, accade quando ci rendiamo conto che le cose che controlliamo poco o nulla, sono infinitamente di più rispetto a quelle che siamo in grado  d’influenzare. Il tempo, il traffico, l’economia, la politica, il lavoro, i condòmini, gli amici e i famigliari dimostrano di essere, seppure in misura diversa, impermeabili ai nostri comportamenti. Perciò, lamentarsi, arrabbiarsi, deprimersi e, soprattutto, rimuginare sul perché le nostre aspettative – dai banali contrattempi quotidiani ai grandi temi dell’esistenza – non siano rispettate, non solo non cambia le situazioni, ma rappresenta un’enorme spreco di energia e la maggiore fonte di sofferenza auto-generati. Ciò non significa che non abbia senso impegnarsi o lottare per qualcosa, ma che è del tutto normale che il resto dell’universo si muova seguendo le sue traiettorie senza chiederci permesso. La flessibilità – che può anche derivare da equilibrio e saggezza - implica soprattutto realismo. Questo concetto lo sintetizza molto bene lady Macbeth – personaggio, per altri versi, da non prendere ad esempio - quando afferma: “Quel che non ha rimedio non merita attenzione!”.

domenica 6 maggio 2018

Una galassia di relazioni


Siamo come stelle unite dallo stesso cielo” afferma un antico detto persiano. In realtà, plagiati da una cultura che esalta egocentrismo, iper specializzazione, tecnocrazia, competitività – tutti elementi che rafforzano la visione di una realtà arida e frammentata, composta di entità isolate e in antagonismo tra loro - ci siamo quasi dimenticati di questo fatto fondamentale: la nostra vita, dall’inizio alla fine, non soltanto si basa su di una galassia di relazioni, ma è possibile esclusivamente grazie a queste. Cominciamo il nostro viaggio nascendo da una relazione. Durante il percorso, corpo e mente si formano e si trasformano di continuo come conseguenza delle infinite forme di rapporto che stabiliamo – in modo più o meno consapevole - con noi stessi, con gli altri e con l’ambiente che ci circonda. Attraverso queste relazioni costruiamo la nostra identità e, con le emozioni che ne sgorgano, coloriamo la nostra vita. Così, corpo, emozioni e relazioni - indissolubilmente legati tra loro – contribuiscono a comporre quelle “stelle” in continuo divenire che siamo. Sarebbe cosa buona, allora, allargare lo sguardo e sforzarci di cogliere quello che ci unisce, per non finire collassati in noi stessi come tanti “buchi neri”.