Il cervello umano
è strutturato per consentirci di creare una realtà coerente e fare previsioni.
In effetti, non solo reagiamo agli eventi, agendo in conseguenza di ciò che è
già accaduto, ma siamo in grado di prevederli con largo anticipo. Queste
utilissime capacità fanno sì che ognuno di noi si costruisca una determinata
visione di sé, del mondo e, soprattutto, di come dovrebbero andare le
cose. Questo aspetto, però, spesso
comporta dei problemi. Avere un’immagine troppo precisa e delle idee rigide
rispetto a ciò che siamo e alle regole che governano la vita, se, da un lato,
ci fornisce sicurezza e ci rende più efficaci nell’agire, dall’altro ci espone
a frequenti momenti d’infelicità. Perlopiù, accade quando ci rendiamo conto che
le cose che controlliamo poco o nulla, sono infinitamente di più rispetto a
quelle che siamo in grado d’influenzare.
Il tempo, il traffico, l’economia, la politica, il lavoro, i condòmini, gli
amici e i famigliari dimostrano di essere, seppure in misura diversa,
impermeabili ai nostri comportamenti. Perciò, lamentarsi, arrabbiarsi,
deprimersi e, soprattutto, rimuginare sul perché le nostre aspettative – dai
banali contrattempi quotidiani ai grandi temi dell’esistenza – non siano
rispettate, non solo non cambia le situazioni, ma rappresenta un’enorme spreco
di energia e la maggiore fonte di sofferenza auto-generati. Ciò non significa
che non abbia senso impegnarsi o lottare per qualcosa, ma che è del tutto
normale che il resto dell’universo si muova seguendo le sue traiettorie senza
chiederci permesso. La flessibilità – che può anche derivare da equilibrio e
saggezza - implica soprattutto realismo. Questo concetto lo sintetizza molto
bene lady Macbeth – personaggio, per altri versi, da non prendere ad esempio -
quando afferma: “Quel che non ha rimedio non merita attenzione!”.
lunedì 28 maggio 2018
domenica 6 maggio 2018
Una galassia di relazioni
“Siamo come stelle unite dallo
stesso cielo” afferma un antico detto persiano. In realtà, plagiati da una
cultura che esalta egocentrismo, iper specializzazione, tecnocrazia, competitività
– tutti elementi che rafforzano la visione di una realtà arida e frammentata,
composta di entità isolate e in antagonismo tra loro - ci siamo quasi
dimenticati di questo fatto fondamentale: la nostra vita, dall’inizio alla
fine, non soltanto si basa su di una galassia di relazioni, ma è possibile
esclusivamente grazie a queste. Cominciamo il nostro viaggio nascendo da una
relazione. Durante il percorso, corpo e mente si formano e si trasformano di
continuo come conseguenza delle infinite forme di rapporto che stabiliamo – in
modo più o meno consapevole - con noi stessi, con gli altri e con l’ambiente
che ci circonda. Attraverso queste relazioni costruiamo la nostra identità e,
con le emozioni che ne sgorgano, coloriamo la nostra vita. Così, corpo,
emozioni e relazioni - indissolubilmente legati tra loro – contribuiscono a
comporre quelle “stelle” in continuo divenire che siamo. Sarebbe cosa buona,
allora, allargare lo sguardo e sforzarci di cogliere quello che ci unisce, per non
finire collassati in noi stessi come tanti “buchi neri”.
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