Non ci possono
essere dialogo, confronto costruttivo, futuro più umano se mancano la capacità
di gestire le proprie emozioni e il rispetto dell'altro. È un concetto
applicabile a ogni ambito della vita: personale, professionale e politico. Se
ci interessa dare un piccolo ma importante contributo alla costruzione di un mondo
migliore, dovremmo attribuire un valore notevolmente più elevato a qualità come
controllo di sé, educazione e - la sparo grossa - gentilezza. Nella scelta dei nostri
rappresentanti, ad esempio, sarebbe una buona idea cominciare a considerare
incivile e inadatto chi non permette all’interlocutore di esprimere le sue
idee, così come giudichiamo esecrabili i molestatori e i violenti. Lo stesso vale
per chiunque occupi qualsiasi posizione di responsabilità. Sbraitare per
coprire la voce dell’altro, ricorrere al sarcasmo, alla denigrazione, all'insulto
non sono soltanto i modi più comuni per supplire alla mancanza di
argomentazioni o all’incapacità di esprimerle, ma anche quelli più veloci per
far sì che il famigerato cittadino medio - di ogni età, sesso e ceto sociale -
si senta autorizzato a usare l’aggressività invece che il ragionamento. E
questo fenomeno, in effetti, si sta diffondendo sempre più spesso, sui social e
nella vita quotidiana. Forse, tollerando ed emulando modi da trogloditi,
scambiando l’inciviltà per forza, costruiamo semplicemente il mondo che ci
meritiamo.
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